Attualità

Nessuno si salva da solo caro 2020

Lettera all'annus horribilis dello scrittore Fabrizio Uberto

sei iniziato un po’ in sordina, con quelle notizie nebulose che parlavano di un Virus che veniva dalla Cina, cui ci rifiutavamo di credere sino in fondo. Ma non c’è voluto molto a capire che la sua presenza si sarebbe incrementata anche da noi, per poi dilagare nel resto del Globo. E così ci hai messo al cospetto della prima vera e propria emergenza collettiva dal dopo- guerra, con tutto il suo carico di ansia, paura e indigenza. Ciascuno di noi, costretto nella prima fase, all’immobilità domestica, ha dovuto fare i conti con se stesso e con le proprie risorse interiori ( qualora ne fosse dotato). Ma, al contempo, via alle danze: prende corpo un vero e proprio “valzer” dialettico tra l'”Io” e il “Noi”, tra l’istinto di auto conservazione e il viverci come collettività, sotto la bandiera di una grande alleanza emotiva, di quella solidarietà necessaria a fronteggiare la delicatezza del momento. Si è evidenziato che nell’emergenza ciascuno di noi, alla fin fine, ha riprodotto le caratteristiche della sua personalità. Nature fragili e pessimiste, già di loro un po’ “agorafobiche”, in preda a un Terrore esagerato, si sono avvitate sul solo argomento- Covid; i “viziati”, invece, plaudendo a cattivi maestri negazionisti, hanno dato briglia sciolta al solito impulso di infrangere regole dettate dal buon senso; gli “evoluti” infine ( un’esigua minoranza), si sono avvalsi dei loro percorsi spirituali, per mantenere il più possibile la mente tranquilla e pacificata, pur di fronte alla dura prova emotiva cui erano chiamati.
Ma non c’è stato solo questo, caro e pessimo 2020. La tua abilità è stata anche quella di rimuovere atavici tabù: quello della Morte ad esempio, che la mente occidentale esorcizza, relegandola all’angolo più remoto del pensiero. Ci hai indotto a realizzare che nulla nella vita può dirsi scontato e che da un momento all’altro tutto può cambiare ( talvolta in peggio). In una parola hai richiamato alle nostre menti la possibilità e ineluttabilità della Fine, che paradossalmente, per i più avveduti, si converte in linfa di vitalità, di piaceri ed effervescenze. Solo in ciò, birbante, non sei riuscito nell’intento: perché quel ” Noi” che nella prima fase era stato il nostro vessillo, da un po’ di tempo ha iniziato nuovamente a declinare. Purtroppo, sia tra le fila della classe dirigente che in quelle della società, le spinte centrifughe si sono moltiplicate, litigiosità e riottosità al senso di responsabilità l’hanno fatta da padrone. E se terza ondata vi sarà, caro e spietato 2020, tu comunque ci avevi avvisato: non può esservi liberazione dall’incubo pandemico senza un senso civico, un altruismo e una solidarietà di fondo, vero collante di noi umani, compartecipi alla fin fine, di un unico e ineludibile destino

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