Attualità

Quelle parole di troppo

I giovani, soprattutto nella fase iniziale dell’adolescenza, hanno un eccesso di energia dovuta agli squilibri ormonali, che induce loro di esprimere, in modo molto netto, le proprie sensazioni. Non sarebbe un atteggiamento da recriminare, poiché essere onesti è un principio necessario in essere umano corretto, ma, in un’accezione negativa, occorre che sia seguito dagli adulti, che hanno il compito di educarli. Il turpiloquio è la prima forma di ribellione verso una persona o una situazione che fa sentire il ragazzo frustrato e lo sfogo, attraverso l’utilizzo di espressioni volgari, merita di essere rimproverato e non giustificato con la classica e aberrante frase:” Sono ragazzate”. No: oggi, lo sono. Domani, possono trasformarsi in atti molto più violenti. Molti omicidi sono il risultato di quelle “ragazzate”, non considerate trent’anni prima.

Le risse non accadono solamente nelle periferie delle grandi metropoli, le derisioni non sono solo a voce, ma anche testuali o a gesti.

Un altro tema su cui si dovrebbe discutere è porre un minuzioso controllo sui canali di comunicazione, che utilizzano l’architettura 2.0: se non sono inserite limitazioni, qualsiasi diverbio e informazione, con dati sensibili, di cui i minorenni non conoscono a fondo il rischio di pubblicarli alla portata di una potenziale visibilità globale. Connesso a questa problematica, esiste un fenomeno, ormai diffuso, ma oggetto anche di reato: il cyber bullismo. La noia e la frustrazione individuale possono inaridire l’anima dell’interlocutore, il quale inizia a sfogarsi, senza limiti, inventando anche espressioni degne di nessun individuo, poiché, dietro a uno schermo, nessuno lo può “giustiziare”.

Invece, dietro allo schermo, il destinatario di quegli insulti, spesso femminile, non sempre ha la forza di comprendere quanta inutilità e cattiveria vi sia in quelle sillabe, che, unite, possono diventare armi più letali delle altre già costruite per quell’ obiettivo.

I ragazzi nati dopo la Seconda guerra mondiale avevano la consapevolezza dell’impegno delle proprie famiglie e vedevano con i loro occhi un’Italia ancora distrutta, in tutti i sensi. Arrivò il boom economico, nuovi progetti, nuove attese e una gran fretta di diventare indipendenti. Quel potere, noto come status-symbol, di cui erano stati barbaramente privati i loro genitori, crea un nuovo concetto di “Io”, che riscatta la nuova generazione, i Baby-boomer. I maggiori benefici, dopo contestazioni sociali, sia di studenti sia di lavoratori, le hanno godute i cosiddetti Millenial.

Oggi, a causa della pandemia e della crisi economica, già in corso da oltre dieci anni, i ragazzi sono tornati a riflettere più su loro stessi, ma non sono ancora abbastanza maturi e vanno educati, come ogni individuo che inizia a relazionarsi con il Prossimo, non in presenza dei propri genitori.

Chiunque assista a dialoghi o atteggiamenti errati ha il compito di esprimere il proprio disappunto. Spesso non lo si fa, in modo spontaneo, perché si ha paura che l’aggressore abbia con sé qualche oggetto che potrebbe diventare pericoloso, tuttavia occorre intervenire, fosse anche in un secondo momento, valutando comunque l’evoluzione dei fatti.

L’adolescenza non è mai stata una fascia di età facile gestire ed è quindi ovvio tranne conclusioni in una circostanza i continui cambiamenti come quella di quest’anno.

 

 

 

 

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