Alla scoperta delle meraviglie d' Italia

Mantova culla i suoi turisti

 

Iniziamo la scoperta di una delle città più eleganti del nostro Paese. Se volete seguire gli scatti, una volta arrivati a Mantova, una prima sosta può essere l’imponente Parco di Palazzo Te, visitabile liberamente, soprattutto un’occasione di relax, prima o dopo, il tour, meglio se con una guida abilitata.

“Maestoso” è riduttivo. Giulio Romano, il suo architetto, l’ha costruito e decorato, tra il 1525 e il 1535, come luogo destinato all’ “onesto ozio” del committente, Federico II Gonzaga. Una villa romana antica, con elementi rinascimentali, in particolare i quadri di Michelangelo e Raffaello, pregevoli e meglio conservati.

Uno sguardo alle immagini, quale vi colpisce di più? Un suggerimento: “La Camera dei Giganti” vi accoglierà, ma voi avrete una qualche sensazione. Quale? Ognuno, se vuole, lo può indicare nello spazio dedicato ai commenti.

Ora, dopo una breve pausa, ci si può spostare sia a piedi sia con mezzi nel vero e proprio centro storico.

 

 

 

 

Palazzo Ducale, museo dal 1887, è un insieme di edifici, è la  Residenza della famiglia Gonzaga, che dimora continuativamente al suo interno tra il 1328 e il 1707.

Il Palazzo si sviluppa, nel corso dei quattro secoli di dominio gonzaghesco su Mantova e il territorio, attraverso continue aggregazioni, eccetto, l’imponente mole del Castello di San Giorgio, a poca distanza, nel quale la corte si stabilisce nel 1459.

Su piazza Sordello, si entra nel Palazzo del Capitano, l’edificio più antico.

Nel primo corridoio, di nota la targa, dedicata a uno dei “fan” più accaniti del museo, ma anche della città, in particolare del suo skyline: navigando il fiume Mincio, le Basiliche, i Musei e il Castello sembrano costruiti con un’armonia ineccepibile. Il fan lo conosciamo e sappiamo che non sprecava complimenti: l’eleganza era un suo valore. Gabriele D’Annunzio visitò almeno quattro volte la città virgiliana rimanendo sempre incantato dal ponte di San Giorgio, con la vista del castello, e affascinato dalle acque tranquille dei suoi laghi e dal gracidare delle rane che, a suo dire, superavano in armonia perfino quelle del ravennate. Il suo grande amore fu però Palazzo Ducale fin dalla prima volta che giunse a Mantova nel maggio 1907, ed è proprio nel palazzo gonzaghesco che rimase colpito dal soffitto ligneo della camera del Labirinto con la scritta “Forse che si, forse che no”,

 

Un aspetto che simboleggia il Palazzo è la celeberrima Camera degli Sposi (1465-1474), dipinta da Andrea Mantegna: la sua tecnica è una decorazione ad affresco, che investe le pareti e le volte del soffitto, provocando un’illusione, che pulò essere un’apertura ad oblò, nel soffitto, circondata da putti. Questo ambiente era destinato ad archivio privato e a luogo di rappresentanza.  Non aveva il ruolo di sala nuziale, ma venne definita “degli Sposi”, poiché in un affresco, moglie e marito sono stati dipinti vicino.

 

Con il biglietto, è possibile visitare anche altre esposizioni e Palazzo D’Arco.

All’ora di pranzo, che si prolunga anche dopo le 14:00, sia come locali, stile bar-trattoria, sia come ristoranti, il consiglio è scegliere quelli presenti in fondo a piazza Sordello, e, a seconda della scelta, avrete la possibilità di gustare i piatti tipici, a qualsiasi prezzo. La posizione è funzionale, poiché, come accennato, la Piazza è vicina a molti altri luoghi di interesse, compresi gli attracchi delle motonavi.

L’Oasi del Mincio è un’esperienza sensoriale, che offre la possibilità di osservare quanto la Natura e l’ingegneria umana arricchiscano il territorio. Considerado i tempi di un pomeriggio, si consiglia “ARCHITETTURA E STORIA NAVIGANDO”: la città vista dall’acqua, con navigazione dell’oasi naturale, con una durata di circa un’ora.

 

 

ritornati in città, nel tempo libero, molti altri luoghi sono curiosi, tra cui La Rotonda di San Lorenzo,  chiesa romanica, dall’aspetto circolare. Viene datata attorno all’anno 1000, nel periodo “Matildico”. L’aggettivo è preso da I Canossa: il padre di Matilde scelse la città del poeta Virgilio, come centro della dinastia, nel 1012 circa, erigendovi un palatium, davanti al quale teneva un leone legato, in segno di potenza. La Rotonda di San Lorenzo sarebbe stata annessa al palazzo comitale e avrebbe avuto la funzione di cappella palatina. Se qualcuno la paragonasse alla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, non sbaglia: la costruzione è stata progettata con gli stessi canoni.

Ho avuto anche la coincidenza di conoscere il Festival della Musica da Camera: dieci anni fa, il Comune decise di ospitarlo, aprendo occasioni anche a giovani musicisti, uno dei quali, suonatore di viola, l’ho conosciuto e mi ha confermato quale sia l’onore di esibirsi nella Sala dei Cavalli, ritornando a Palazzo Te.

 

Leonardo Di Taio ringrazia anche la redazione, per una breve, ma sentita, dedica alla sua attività e a quella dei suoi colleghi e insegnanti.

“Trame Sonore” è molto più di una rassegna musicale: percorsi tematici, itinerari culturali, workshop e incontri s’intrecciano ai concerti per una manifestazione internazionale che è meeting di artisti da qualsiasi Paese.

Il Festival si è concluso domenica 5, quando ho visitato, con più acutezza, il salotto dei Gonzaga: la prima volta, ero in terza media, ma ricordo bene quanto gli affreschi dei Palazzi riassumessero la magnificenza di una storia lunga secoli.

 

 

 

 

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