Due Chiacchiere con l' Arte

IL MATTO DELLE ORE – PAOLO ZANATTA

PAOLO ZANATTA – BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Paolo Zanatta, nasce e vive in Provincia di Brescia, dove si laurea in Ingegneria nel 2004. La sua passione per i segnatempo lo porta a studiarne i meccanismi e componenti per poi farli interagire con i personaggi de “Il Matto delle Ore”. Dopo l’esordio con il romanzo musicale “La coda del Pavone”, dove erano i testi musicai dei Pink Floyd a fare da sfondo ad un enigma ora è la volta di un libro che parla del tempo e della sua misurazione, di opere d’arte, eventi inaspettati e sentimenti sopiti.

IL MATTO DELLE ORE – PAOLO ZANATTA

“Le complicazioni lasciamole agli orologi, che hanno tempo da perdere. Non a noi, che non sappiamo mai di preciso quanta carica ci rimane.” Questa è la filosofia di Mariso, un istrionico orologiaio che vive nella contrada del Carmine, nel centro della città di Brescia. All’improvviso un’inaspettata complicazione si presenta veramente nella sua quotidianità, portandolo a riscoprire sentimenti e conoscenze ormai dimenticati per riuscire a risolvere un enigma con amici vecchi e nuovi, alla riscoperta dell’importanza del tempo presente, passato e futuro.

Domande:

Quanto è importante il tempo per lei?

Il tempo è sempre stato alla base delle mie principali passioni: prima di iniziare a scrivere romanzi suonavo il corno francese in varie bande musicali e, da che mondo è mondo, il tempo ed il ritmo stanno alle fondamenta della musica. Tant’è che nel mio primo libro “La coda del Pavone” l’enigma alla base della storia ruota attorno ai testi delle canzoni dei Pink Floyd e può essere classificato come un vero e proprio “romanzo musicale”. La mia seconda passione sono gli orologi meccanici ed è proprio qui, studiandone e capendone le complicazioni ed i componenti, che si può avere una diversa concezione del tempo, riuscendo a trasformare i secondi in istanti.

Scelta molto interessante per la trama del libro, ci vuole spiegare da dove arriva l’idea di questa storia?

Parte tutto da un orologio da taschino che viene tramandato nella mia famiglia da nonno a nipote. Quindi il mio bisnonno lo lasciò a mio padre che, a sua volta, lo regalò a mio figlio. E la peculiarità di questo segnatempo senza valore è quella di avere dei numeri incisi al suo interno ai quali nessuno sia mai riuscito a dare un senso. Da qui ho costruito quindi il protagonista rendendolo orologiaio e ambientando il tutto in una delle contrade più antiche e storiche di Brescia, la contrada del Carmine, ricca di opere d’arte e permeata dalle tradizioni della mia città, che ho provato a mescolare al canovaccio narrativo.

Quanto è importante e difficile per un autore scrivere un libro d’effetto che rimanga e che coinvolga il lettore?

Ho cercato in entrambi i miei romanzi di tenere alta la tensione in modo da incuriosire i lettori alla soluzione degli enigmi accelerando verso la fine. Ne “Il Matto delle Ore” poi, mi sono posto la sfida di paragonare il comportamento dei protagonisti alle complicazioni e ai componenti degli orologi meccanici inserendone uno diverso in ogni capitolo: così facendo il lettore scopre man mano il funzionamento di un segnatempo e credo venga invogliato a proseguire nella lettura sia per capire quale possa essere il nesso fra la storia e la meccanica, così come fra il dipanarsi degli eventi e la soluzione dell’enigma.

Dove possiamo trovare il libro?

Il Matto delle Ore è edito da Scatole Parlanti e si può trovare sul sito della casa editrice, in tutti i maggiori negozi online ed in tutte le librerie.

Che progetti ha per il futuro?

Se ne “La coda del Pavone” ero partito “dal basso” con una autopubblicazione su Amazon, ne “Il Matto delle Ore” ho cercato di alzare il livello sia di scrittura che di composizione della storia in modo da poter proporre il manoscritto a delle case editrici. La mia più grande soddisfazione è stata quindi quella di aver avuto degli ottimi riscontri e di averne trovata più di una disposta a “scommettere” sul mio secondo romanzo. Per il futuro quindi non mi resta che provare ancora a migliorarmi, conscio del fatto che, soprattutto in questo periodo storico, sia tutt’altro che semplice emergere.

Quale libro ha letto che avrebbe voluto scrivere lei?

Potrei citare “Shantaram”, il mio libro preferito, ma non sarei sufficientemente onesto con me stesso, non avendo vissuto le esperienze di Gregory David Roberts e neppure “Le Otto Montagne” di Paolo Cognetti, che ritengo un capolavoro ma per il quale dubito averne la sensibilità necessaria. Cito quindi “Autostop con Buddha” di Will Ferguson, un libro di viaggio che parla del Giappone e riesce a farne un ritratto intenso, con un’ironia di fondo che lo rende piacevole ma nel contempo istruttivo e porta il lettore a carpire la storia e le tradizioni di un paese stupendo.

Di Manuela Montemezzani 

 

 

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