Attualità

Alla scoperta dei rimedi “antichi”, l’Ippocastano

Come vi avevo anticipato la scorsa settimana, il rimedio “antico” di cui parleremo oggi è stato “votato” a parimerito con la Pilosella nel sondaggio Instagram che ho effettuato sul mio profilo; il protagonista del nostro appuntamento odierno è dunque l’Ippocastano.
Parliamo di un albero dalle origini antichissime, probabilmente risalenti addirittura all’era terziaria, il quale si ritiene sia stato piuttosto pericoloso per gli antichi: per la somiglianza tra i suoi frutti e quelli, commestibili, del castagno, é altamente probabile che i nostri antenati abbiano corso il rischio di mangiarne i frutti, in realtà tossici per l’uomo. 
Nonostante il nome comune di questo albero ad alto fusto sia Castagno d’India, l’Aesculus Hippocastanum è originario della penisola balcanica ed è stato introdotto in Europa nel XVII secolo attraverso la mediazione di Costantinopoli. La tradizione vuole che l’Ippocastano, dall’etimo “Hippo-castanum”, “castagna equina”, debba il suo nome proprio al fatto che i Turchi ne utilizzassero i frutti per guarire i cavalli affetti da una particolare patologia, detta bolsaggine.
Nonostante la tossicità per ingestione nell’uomo, alcuni animali, anche selvatici, si nutrono senza rischio alcuno del frutto dell’Ippocastano, popolarmente denominato appunto “castagna matta”.
Originariamente introdotto in Europa come pianta ornamentale, l’Ippocastano, grazie al suo importante contenuto in tannini e flavonoidi rappresenta un ottimo rimedio gemmoterapico in quanto svolge un’ottima azione astringente ed antinfiammatoria sul circolo venoso; il macerato glicerico del rimedio in questione rappresenta un vero toccasana in caso di problematiche circolatorie, soprattutto a carico del plesso emorroidario.
Le emorroidi rappresentano un disturbo fastidioso, tendenzialmente cronico o quantomeno recidivante, ma sembrano rispondere molto bene alla terapia con l’Ippocastano al punto che, in casi di moderata gravità, si può avere addirittura la scomparsa dei sintomi.
Tossica per ingestione diretta dei frutti ma assolutamente benefica nel trattamento fitoterapico, l’Ippocastano rappresenta davvero il rimedio antico “principe” in caso di congestione del plesso emorroidario; un “mai più senza” utile a gestire un disturbo tanto diffuso quanto spiacevole.
Detto ciò, io come sempre vi ringrazio per la lettura e vi dó l’appuntamento, naturalmente, a giovedì prossimo.
Cristinacavallero.nat@gmail.com

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