Due Chiacchiere con l' Arte

Torte fatte di niente

Sinossi

Un diario di bordo che si snoda come fosse la ricetta di un dolce. Da qui “Torte fatte di

niente”.

L’idea di scrivere un libro nasce esattamente quando si rende tangibile la possibilità di

lavorare in una sede carceraria.

Un anno di brevi riflessioni in circa 70 pagine, scritte a partire dall’estate 2022,

momento in cui hanno luogo le prove orali del concorso ordinario. Proprio in questa

occasione vengono raccolti gli ingredienti di questa incredibile ricetta.

La narrazione passa attraverso il procedimento, dato dalle dinamiche relazionali di

un’insegnante con gli studenti detenuti, la preparazione, che necessariamente vede gli

ingredienti mescolarsi tra loro, la cottura, la farcitura e le decorazioni, fino al 30 giugno

2023, giorno della consegna dei diplomi e della conferma in ruolo.

Un totale di sette capitoli che raccontano, da un unico punto di vista, la scuola in

carcere, i detenuti, la detenzione e l’occasione che l’operato dei docenti offre a queste

persone.

Le torte rappresentano tutti gli alunni che si sono messi in gioco, niente è la parola che

riecheggia tra le pagine: “non ho capito niente”, “qui non c’è niente”, “non so niente”…

Eppure questo niente ha generato degli ottimi risultati.

 

Domande

insegnare in carcere è una scelta ?

Certo che sì! Amo le situazioni “scomode” che in qualche modo suonano come una sfida. Prima di prendere questa decisione ho letto sulla rete quante più informazioni possibili riguardanti l’insegnamento nelle sedi carcerarie e in qualche modo mi sono creata una mia idea basata sulle altrui esperienze, dalla quale ero fortemente attratta. Dopo aver vinto il concorso ordinario, a giugno 2022, esposta la lista delle scuole disponibili, la mia prima scelta è ricaduta senza esitazioni sul carcere di Milano Bollate.

Insegnare è una missione e non deve necessariamente riguardare solo i giovani, ma, anzi, deve riguardare tutti coloro che hanno bisogno di essere riformati o formati per la prima volta, indipendentemente dall’età e dallo svantaggio sociale.

 

come nasce questo libro ?

Senza ombra di dubbio l’idea di scrivere questo libro è nata quando si è resa tangibile la possibilità di insegnare in carcere. Da molto tempo immaginavo di scrivere qualcosa, ma siccome mi sento più capace con racconti brevi o semplici articoli, mi è sempre mancato il tema sul quale fondare la narrazione e che potesse calzare bene con il mio stile.

Il titolo nasce da una battuta fatta da due miei studenti, che per il mio compleanno avrebbero voluto farmi una torta “fatta di niente”. Se loro con “niente” mi avrebbero fatto la torta, io con “niente” ho deciso di scriverci un libro.

 

ci parli della situazione carceri in Italia 

Forse non sono la persona adatta per descrivere uno scenario così ampio. È la prima volta che insegno all’interno di un istituto penitenziario e lo scorso anno è stata proprio la prima volta che ci ho messo piede. Ho una formazione tecnica, prima di essere prof, sono architetto e probabilmente mi sarebbe più facile raccontarvi della situazione semicatastrofica degli studi professionali e dei giovani architetti in Italia.

Tornando a noi, posso comunque affermare che i detenuti trasferitisi a Bollate con esperienze in altri carceri, con i quali ho avuto modo di parlare in merito al “come si sta in questo istituto” affermano che effettivamente non è come altrove: ci sono molte più opportunità. Inoltre riecheggia spesso il tema del sovrannumero e dello spazio che in molti penitenziari non è sufficiente.

La tensione è sempre alta e ridurre lo spazio vitale alle persone, anche se per necessità, non è mai una buona idea.

 

come si possono aiutare i detenuti a sentirsi ancora utili e integrati nella società?

In merito alla mia esperienza posso sicuramente affermare che la scuola è un ottimo punto di partenza: poter garantire quel minimo di istruzione che permetta ad una persona, una volta fuori, di essere sicura di sé, parlare e scrivere meglio la lingua del posto in cui vive, avere un diploma, può contribuire all’ottenimento di un posto di lavoro e di conseguenza a ricostruirsi un’identità.

La scuola crea competenze, fornisce corsi di informatica e di inglese aperti a tutti i detenuti e non solo agli studenti, ma soprattutto crea socialità, indispensabile per la vita oltre il muro.

Credo tuttavia che ancora molte cose debbano essere migliorate o riviste del tutto, a partire dalle strutture detentive e dalla formazione degli operatori interni ed esterni al penitenziario: non si può riformare senza essere formati, e non lo si può fare educando al brutto.

 

progetti per il futuro?

Per quanto riguarda nuovi progetti, non ho ancora niente in cantiere, ma a breve cercherò di sorprendervi: sto lavorando a una sorta di “sequel” virtuale del libro, dedicato ai miei lettori. Ci sarà presto in rete una pagina Instagram dove periodicamente pubblicherò nuovi eposodi di questo diario di bordo e nuovi spunti di riflessione. In questo modo “Torte fatte di niente” sarà un libro “senza fine”. Stay tuned.

 

dove possiamo acquistare il libro?

Il libro si può acquistare sul sito di Edizioni Epoké a questo link:

https://edizioniepoke.it/prodotto/torte-fatte-di-niente/

ma anche in alcune librerie del basso Piemonte e nei dintorni di Milano (work in progress).

Sarà tra poco disponibile anche su Amazon in versione copertina flessibile e kindle.

Di Manuela Montemezzani 

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